Plastica from Stadio Successivo by Giovanni Peli

È come se il cantante fosse uno sprovveduto individuo, sballottato tra tesi complottiste, negazionisti del cambiamento climatico e i loro antagonisti ambientalisti. Il dramma alla base, inquietante, la scorsa estate ce l’avevo spesso davanti agli occhi: perché la domenica mattina trovo i cartoni della pizza abbandonati al parco? Perché trovo i bicchieri di plastica sotto i tavoli nell’area picnic a più di mille metri di altitudine, in mezzo alla montagna? Nel 2022 casco dal pero, che è per altro una delle mie specialità.
Ma saliamo un attimo sul carro della serietà e leggiamo La grande cecità di Ghosh: gli scrittori e gli intellettuali hanno chiuso gli occhi di fronte al fenomeno complesso del cambiamento climatico che è diventata roba da ambientalisti, ecologisti d’assalto, gente bizzarra che fa le manifestazioni, come sono spesso considerati. Troppe persone hanno chiuso gli occhi. Il cambiamento climatico non è stato raccontato, Manca un immaginario che permetta di fare nostro il problema, ma forse è troppo tardi, inoltre non siamo ancora pronti. Non bastano gli slogan: il cataclisma è già qui, i ghiacciai si sciolgono ora, ma i nostri sentimenti non sono pronti. Si scrivono e si leggono ogni anno decine e decine di romanzi e poesie che potevano essere scritte uguali cinquanta anni fa: per lo più viviamo immersi in un immaginario antiquato. Bisogna raccontare e cantare di come potremo risollevarci dalla catastrofe. Perché io credo non ci estingueremo e troveremo una alternativa, forse ricominceremo da capo. Non siamo solo clienti di qualcuno, non siamo solo pedine di un ingranaggio brutale.
C’è, quindi, per me un prima e un dopo la lettura de La grande cecità. Questo dopo è caratterizzato da numerose riflessioni e tentativi di progetti e libri mancati.

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