Consumo from Stadio Successivo by Giovanni Peli

Quando acquistai dall’amico e collega bibliotecario Enrico Dilda una splendida elegantissima chitarra acustica Guild M-120E usata color bordò con le venature legno e il parapenna nero rimasi folgorato dalla comodità, data dalle piccole dimensioni della cassa prima improvvisazione su questo strumento sia partita da lì. Il riff di Consumo che nasce da questa sonorità, è costituito dall’alternanza in loop (il loop è un’idea costante di questo disco) di G-11 e F/Bb.
Una parte importante, ritmica ma anche melodica, e soprattutto direi “materica” e “sensuale” è data dalla parte di basso. Un basso a scala corta un Fender Mustang, la frequentazione del quale mi ha portato a pensare varie sonorità altrimenti per me inaccessibili.
Il testo mescola, secondo la tecnica del taglia-e-incolla (ossessione per chi fa musica, e non solo – «tagliando voci femminili» –) immagini spesso distanti tra loro, girando attorno ad alcuni concetti ossessivi quali la mercificazione delle nostre vite e del sesso, impastoiate dall’invadenza dei mass media e di social network.
L’idea di una delle prime immagini poetiche da cui sono gemmate le altre, però, è scaturita da una vicenda personale abbastanza ridicola: quando ho finalmente trovato una casa per la mia famiglia, un modesto, grazioso appartamento a piano terra, molte persone mi hanno messo in guardia, tutte più o meno con le stesse parole: “Ti entreranno gli zingari dalla finestra” (sottinteso, se non metti le inferriate – e non erano tutti venditori di inferriate). Quest’idea che qualcuno, come un insetto o qualche altro animale urbano, mostruoso e invadente come qualcosa di alieno, né vegetale né animale, potesse “entrarmi” dalla finestra (fantastico questo verbo riflessivo, come se entrare nella mia casa fosse come entrare dentro di me!) mi ha davvero, tragicomicamente, colpito nel profondo. Così ho creato questi vaghi personaggi perversi e sessuomani in un eccesso di criptato voyerismo, gente che non mi permette di tenere le finestre aperte, col caldo incombente, emblema del cambiamento climatico, dell’estate 2022. Il risultato delle elucubrazioni, come l’armonia, è bizzarro, e l’obiettivo è chiaro: una ironica, ossessionante critica al consumismo e alla società dei consumi che oggi si chiama società del neoliberismo. L’unica forma di amore provata da questo sbilenco io lirico è “per il consumo”, un amore fortissimo, che “trapassa” la volontà, la volontà non ha più presa, e si continua a consumare al cospetto di “una montagna di rifiuti”. Nella ripresa della strofa si spiano ancora morbosamente altri amanti che odorano di cibo orientale… “suonare” sembra l’unico modo sano di passare il tempo, concentrati sulla musica, ma senza riuscire a pensare più a niente altro con serietà, per così dire “annullati” proprio dal consumo che amiamo.

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